Smart City: l'evoluzione di un'idea
Negli ultimi anni la produzione normativa e le pubblicazioni in tema di Smart City si sono rese più torrenziali di un corso d’acqua nel cuore dell’inverno: ironico paradosso se si considera che la definizione stessa di cosa sia la smartness è, ancora oggi, controversa, dibattuta e scarsamente univoca.
Intelligenza? Sostenibilità? Digitalizzazione? Una sintesi di tutti questi aspetti?
In una certa misura, il volume ‘Smart city. L’evoluzione di un’idea’ (Mimesis, 2020), cerca di sondare, con piglio speleologico, ognuna di queste categorie al fine di comporre un affresco il più razionale, e utile, possibile.
Come riconosce nell’introduzione lo stesso curatore, Giuseppe Franco Ferrari, professore ordinario di diritto costituzionale presso l’Università Bocconi di Milano, la produzione dottrinale in tema di Smart city si è fatta sovrabbondante fin quasi alle soglie dell’overload: e però, come non manca di rilevare subito dopo, in genere la letteratura in tema tende a biforcarsi tra una messianica accettazione della smartness come fosse una condizione ineluttabile per garantire le magnifiche sorti progressive del genere umano e al contrario un approccio antropologico-negativo che nelle ‘città intelligenti’ vede la riedizione di un ‘campo giochi con pena di morte’ (meravigliosa definizione utilizzata da William Gibson e Bruce Sterling, nell’omonimo volumetto, per descrivere la Città-Stato digitale per eccellenza, Singapore).
Nonostante gli autori dei saggi contenuti siano (quasi) tutti giuristi, il metodo giuridico, per fortuna, non è l’unico utilizzato: e così, nella rutilante carrellata di rigenerazione urbana, sostenibilità, fiscalità incentivante, resilienza amministrativa, gestione consensuale del territorio, energie rinnovabili, cittadinanza e diritti digitali, organizzazione cittadina algoritmica, contratti pubblici e modellazione digitale, emerge un dipinto caleidoscopico di saperi che vanno a scavare nella carne pulsante di questo nuovo modello urbano.
Il quale, va detto, è di certo molto investigato ma spesso scarsamente compreso dai decisori politici; ed abbiamo così, non casualmente, una confusione e una latente opacità nel ritenere che smartness sia declinabile solo nel senso, estrinseco, di interventi infrastrutturali più o meno digitali.
Al contrario non basta verniciare di silicio le brutture di una qualche città dimenticata dalla storia per potersi proclamare innovatori: la smartness deve essere un approccio complessivo, razionale e organico di politiche intelligenti e di altrettanto intelligenti interventi che non vadano a stravolgere il senso di un insieme urbano ma che al contrario sappiano combinare vivibilità e portato storico-culturale.
Il principale pregio del testo è esattamente quello di offrire una visuale completa e non mono-settoriale, come invece spesso accade, su un modello in grande espansione. Perché, in effetti, a scorrere la copiosa produzione libraria in tema ci si imbatte generalmente in monografie specialistiche focalizzate su un singolo settore; gestione smart della energia o dei rifiuti o delle acque o della mobilità o della pianificazione urbanistica.
Lavori utili, spesso di elevatissimo profilo ma che necessitano poi di una integrazione, di uno sguardo prospettico di insieme. Ed ecco che senza dubbio questo volume ambisce, e riesce, a colmare questo parziale vuoto.
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