21.12.2022 Alessandra Fassari

Alla conquista del nuovo Far West della tecnologia: il Metaverso, una terra piena di opportunità

Cos’hanno in comune le maschere pirandelliane con gli avatar del metaverso? I suoi “superpoteri” ci trasformeranno in supereroi? Dal web 1.0 al web 3.0 quali saranno le ricadute sociali, economiche e psicologiche nel mondo reale? 

Lo abbiamo chiesto a Biagio Teseo, tecnologo, designer e computer scientist, imprenditore e docente digitale, autore del libro “Il metaverso, realtà virtuale e avatar”, già Bestseller su Amazon, di recente discusso al Senato della Repubblica e in una consultazione presso la Corte Costituzionale, sul tema dello sviluppo economico.

Nel suo libro ha definito il metaverso «il nuovo Far West della tecnologia», ci spiega cosa intende dire?

E’ stato solo un modo di dire che ho usato per paragonare questa nuova ondata di comunicazione tecnologica del metaverso alla conquista di terre inesplorate e piene di opportunità, proprio come un tempo accadde per le terre del Far West.

Quando nasce la parola metaverso ed oggi come potremmo definirla?

La parola metaverso nasce negli anni Novanta da parte di scrittori che vedevano questa innovazione in modo distopico, oggi lo definirei come un nuovo modo di creare e fruire nuovi e complessi contenuti digitali che negli anni abbiamo generato, un modo che ci permette di passare dal web 1.0 al web 3.0.

Oggi, dunque, non parliamo più di distopia?

La distopia c’è in ogni cosa, soprattutto nelle novità, ma il metaverso è anche opportunità in quanto sta già contribuendo a creare nuovi posti di lavoro e certamente è business, infatti le grandi aziende si stanno mobilitando per cercare di aprire le loro sedi virtuali nel metaverso. Nel mio libro ci sono dei casi studio: ad esempio parlo dell’italiana Igoodi -di Billy Berlusconi-, una società con sede a Milano, che crea avatar con le nostre sembianze e fornisce anche i dati biometrici della persona. Ma non è l’unica.

Esistono gruppi che dialogano su queste tematiche?
Assolutamente sì, ad esempio su Facebook, LinkedIn e altri social networks, ne sono nati diversi, ludici, informatici e di business. Io frequento molto MetaComitivaVR, una sorta di bar aperto anche ai non addetti ai lavori, dove ogni giovedì alle 21.30 si organizzano eventi, si invitano esperti e si viaggia, ognuno col proprio avatar, in mondi virtuali appositamente creati, tutti possono accedere con visori o anche semplicemente con tastiera da pc, è un luogo su AltspaceVR di Microsoft. C’è Pyramid Cafè, altro gruppo attivo nel metaverso e su Instagram/Facebook nonché su Craft World, una sorta di Second life degli anni 2000.

VR, AR, XR, cosa sono, facciamo un po' di chiarezza?
La Virtual reality (VR) è quella predominante per entrare nel metaverso perché, indossando dei visori, ci permette di smaterializzarci dalla vita reale e di materializzarci in un mondo virtuale con un effetto immersivo e di presenza davvero notevole; la Augmented reality (AR) fa in un certo senso la cosa contraria, ossia porta nel nostro mondo reale un oggetto virtuale, si ottiene coi cellulari, un esempio è l’app Ikea che ti permette di inserire un mobile all’interno di casa nostra. Anche la AR fa parte del metaverso, cosa che non tutti ancora hanno considerato, e si sta sviluppando più velocemente della VR perché se un visore ha oggi ancora un costo importante, superiore ai 300,00 euro, per la AR basta avere un cellulare, inoltre la AR non ti impone di indossare quei visori che spesso provocano la motion sickness, un senso di nausea da movimento, che è comunque superabile. La XR o MixR è la realtà mista che mette insieme le due precedenti tecnologie e ci permette di passare dalla realtà virtuale a quella reale o di agire in 3d nella nostra realtà con l’ausilio di visori e telecamere presenti nei visori. 

Ci fa un esempio?
Con la XR posso, ad esempio, modellare con le mie mani virtuali un oggetto virtuale stando nella mia stanza reale. Oggi lo facciamo coi visori, ma un domani potremmo farlo tramite semplici occhiali, come quelli da vista. Per l’AR sono in atto già oggi sperimentazioni con lenti a contatto che mostrano informazioni direttamente sulla retina.

Possiamo considerare AR quella di Snapchat?
Sì, anche se quando facciamo apparire occhiali, baffi e cappellini la sdoganiamo, ci sono tanti altri esempi in cui la realtà aumentata viene usata in modo utile e funzionale: ad esempio chi lavora in particolari condizioni, come sulle piattaforme petrolifere, usa l’AR per riparare guasti ed avere le mani libere mentre legge manuali d’istruzione o altro. Oggi è così, domani chissà…, l’idraulico potrà venire a casa nostra virtualmente.

Quali sono i campi d’utilizzo del metaverso oggi e quali quelli in cui potrà essere utilizzato domani?
Ci sono varie sperimentazioni, i settori migliori sono il real estate, il turismo, la medicina, il fashion, lo spettacolo, l’e-commerce e l’istruzione. In medicina già da tempo con l’ausilio di tali tecnologie si può operare a distanza, ma le dirò di più, qualche giorno fa sono stato contattato da una psicoanalista palermitana che con l’ausilio di Oculus Quest 2, visore di punta di Meta, e delle applicazioni specifiche, sta sperimentando procedure ufficiali ed approvate per curare i malati di alzheimer. 

Il 4 aprile scorso, presso il Senato della Repubblica, è intervenuto sul tema “Social network, blockchain e metaverso”, quali sono gli scenari futuri di una ripresa economica delineati da questa discussione istituzionale?
Sono quelli legati a nuovi posti di lavoro, soprattutto per i giovani, e sono tanti, non lasciamoci allarmare dai recenti licenziamenti che Meta ha fatto nel ramo social networks o da quelli di Elon Musk su Twitter, quelle sono solo strategie aziendali e non sono legate direttamente al metaverso, molti giornali collegando male i due concetti hanno erroneamente detto che il metaverso è fallito, anche perché molti giornalisti legano il metaverso a Meta, cioè la holding di Mark Zuckerberg, che è stata lungimirante in tal senso a giocare con le parole.

Nei giorni scorsi ha tenuto alcune lezioni presso la Facoltà di economia aziendale di Catania per approfondire l’emergente realtà del metaverso, cosa pensa della didattica immersiva?
E’ stato un ciclo di lezioni che ha visto anche la partecipazione dell’ex ministro Paola Pisano, all’interno del corso di Business Model Innovation del Prof. Rosario Faraci, a tal proposito posso assolutamente dire che questo settore, insieme al real estate, esploderà prima e più di altri. Esistono già piattaforme e-learning che creano corsi di formazione e diverse università americane stanno creando là dentro la propria sede, questo sarà il futuro. Attenzione, però, al superpotere del metaverso, non deve essere sostitutivo di quello che abbiamo disponibile nel mondo reale, ma un’aggiunta migliorativa a ciò che altrimenti non potremmo avere.

Come possono XR, AR e VR migliorare formazione e apprendimento?

In merito alla formazione il plus è accorciare le distanze, ma la vera svolta riguarda l’apprendimento, perché una cosa è memorizzare un testo scritto o un video e tutt’altra cosa è memorizzare un’esperienza: la realtà virtuale genera esperienza. Avviene un processo sinestetico che ci permette di memorizzare informazioni da più sensi, in tale modo il nostro cervello cattura più informazioni che andranno nella memoria a lungo termine, cioè le capiremo prima, meglio e le ricorderemo più a lungo.

Ha parlato di «superpoteri» del metaverso, crede che questi ci trasformeranno in supereroi?

Credo che restare noi stessi sia fondamentale, dobbiamo usare la tecnologia per evolverci, ma se non lo facciamo con consapevolezza ci potrebbe essere il rischio di involverci. Per evitarlo dobbiamo assolutamente essere educati all’uso di quella tecnologia in cui siamo stati immersi, forse, troppo repentinamente.

Quali potrebbero essere i risvolti psicologici e sociali del metaverso nelle nostre vite, i mondi virtuali potrebbero piacerci così tanto da rifiutare il mondo reale?

Questo è già successo quando negli anni ’70 Walt Disney creò il suo primo parco Disneyland e i giornalisti lo criticarono dicendo che era un posto che non rispecchiava la vita reale. Eppure era proprio questo l’obiettivo che Disney voleva raggiungere: creare un mondo pulito, spensierato e divertente dove ci si potesse distrarre dalla vita reale, eppure ad oggi non mi sembra che nessuno voglia vivere a Disneyland per sempre (sorride).

Fra visori e avatar, quando penso al metaverso, non posso far altro che ricordare la famosa massima pirandelliana “Nel lungo tragitto della vita, incontrerai tante maschere e pochi volti”, lei cosa ne pensa, concorda con quest’associazione di idee?

Gli avatar effettivamente ci potrebbero ricondurre ad essere “Uno, nessuno e centomila”, ma indossare la maschera è una cosa che facciamo ogni giorno nella vita reale ed è un difetto dell’essere umano, il metaverso è solo un altro mondo dove andare, quindi il problema non è il metaverso, ma potremmo eventualmente essere noi coi nostri difetti, quegli stessi difetti che se ci appartengono nel mondo reale ci porteremmo dietro anche nei mondi virtuali.