25.09.2023 Alessandra Fassari

La matematica salverà il cuore

Volendo avallare le “ragioni del cuore” di Pascal, ove per ragioni il filosofo non intendeva certo un vago sentimentalismo, ma piuttosto un’ “intuizione intellettuale”, nonché credere all’ormai nota equazione di Dirac, che spiegherebbe con la matematica il fenomeno dell’innamoramento accomunato all’entanglement quantistico, chissà se non sarà proprio il cuore a salvare se stesso per via di un’intuizione biofisica, assolutamente intellettuale, in cui algoritmi matematici e calcoli computazionali simulerebbero aritmie cardiache e ventricolari.

Sono trascorsi già tre anni da quando il Politecnico di Milano si era proposto di usare i modelli matematici al fine di studiare il cuore umano e le sue patologie. Il progetto iHeart (Integrated heart), infatti, sostenuto con più di due milioni di euro dal Consiglio europeo della ricerca (Erc) e messo a punto da ricercatori coordinati da Alfio Quarteroni (gli esiti della ricerca sono riportati sulla rivista Scientific Reports) era stato volto a sviluppare un modello di cuore matematico che fosse quanto più vicino alla realtà. 
Se già allora era stato possibile ottenere i primi risultati in diversi ospedali italiani facilitando azioni di aritmologia interventistica e interventi cardiochirurghi, ad oggi, le sperimentazioni continuano permettendo di aprire nuove frontiere e varcare nuovi confini nel campo di quella che è stata definita matematica cardiaca.


In collaborazione con l'Irccs Ospedale San Raffaele di Milano e l'Humanitas Research Hospital di Milano -ad esempio- è stato sviluppato un modello in grado di comprendere le aritmie cardiache come la tachicardia ventricolare o la fibrillazione atriale e di localizzare la zona della parete cardiaca su cui applicare la radiofrequenza per disattivare le cellule anomale all'origine dell'aritmia.
Con l'Ospedale Sacco di Milano, invece, era già stato sviluppato e continua ad essere messo in atto un modello che guida il cardiochirurgo a rimuovere parte del setto interventricolare per curare la cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva, delicata patologia che comporta un ispessimento del setto tale da ostruire l’efflusso del sangue dal ventricolo sinistro. 
Infine, con l'Ospedale S. Maria del Carmine di Rovereto è stato messo a punto un modello matematico volto al miglioramento della terapia di risincronizzazione cardiaca (CRT), ossia di quell’azione tesa a migliorare le condizioni circolatorie in pazienti con grave dilatazione e compromissione funzionale del ventricolo.

Nuove strade nel campo biomedico e biofisico promettono -dunque- di cambiare il modo in cui si studia il cuore ed i suoi disturbi. 

Ischemie e infarti potranno non essere più così temuti grazie ad una migliore e più precisa comprensione della funzione cardiaca con la quale sarà possibile scoprire nuove terapie meno invasive ed evitare esami diagnostici costosi sia per il paziente che per la sanità.


Stando così le cose, presupponendo che il simulatore iHeart, permetterà non solo di studiare le varie funzionalità del cuore umano, ma anche di prevenire eventuali patologie e consigliare ai pazienti le strategie operatorie più idonee alla propria condizione fisica, la domanda è: in quale ipotetico futuro la matematica computazionale interverrà, con buona pace di Dirac, anche sulle dinamiche dell’innamoramento?