05.12.2023 Massimo Falcioni

L’intelligenza artificiale al servizio di Dio. Torna il canto gregoriano in chiesa

Già appena eletto, nel 2005, Papa Benedetto XVI, appassionato e competente di musica sacra e severamente critico delle degenerazioni della musica postconciliare voleva ridar posto nella liturgia cattolica a quella grande musica che “dal canto gregoriano attraverso la musica delle cattedrali e la grande polifonia, la musica del rinascimento e del barocco, va fino a Bruckner e oltre”. A dire il vero, il gregoriano, così come il latino, non era stato abolito dal Concilio.

Proprio sessant’anni fa, il 4 dicembre 1963, veniva promulgata la costituzione Sacrosanctum Concilium del Vaticano II che, appunto, proclamava: “L’uso della lingua latina, salvo diritti particolari, sia conservato nei riti latini” pur concedendo “una parte più ampia” alle lingue nazionali e: “La Chiesa riconosce il canto gregoriano come canto proprio della liturgia romana; perciò nelle azioni liturgiche gli si riservi il posto principale”. Quanto deciso dal Concilio, su questo, poi è stato via via diversamente interpretato, di fatto rottamandolo nel post concilio. Già nel dicembre 2005 il preside del Pontificio Istituto di Musica Sacra Valentino Miserachs Grau scriveva: “ È incomprensibile quanto è accaduto negli ultimi quaranta anni, specie nei paesi latini, relativamente alla messa al bando quasi assoluta del latino e del canto gregoriano. Incomprensibile e deprecabile. Il latino e il canto gregoriano, intimamente uniti alle fonti bibliche, patristiche e liturgiche, fanno parte di quella “lex orandi” che si è forgiata nell’arco di quasi venti secoli. Perché una tale amputazione a cuor leggero? Sarebbe come tagliare le radici.

Il canto gregoriano assembleare non solo può ma deve essere ripristinato, accanto a quello della “schola” e dei celebranti, se si vuole un ritorno alla serietà della liturgia, alla santità, bontà di forme e universalità che devono caratterizzare ogni musica liturgica degna di questo nome, come insegna san Pio X e ribadisce Giovanni Paolo II, senza mutare una virgola. Come potrebbero mai delle cantilene melense, calcate sui modelli della più triviale musica leggera, sostituirsi alla nobiltà e robustezza delle melodie gregoriane, anche le più semplici, capaci di elevare il cuore del popolo alle regioni celesti?”. Parole al vento, appelli inascoltati: dalle chiese il latino spariva lasciando il posto alle… canzonette.

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Come noto, il canto gregoriano è un canto monodico e liturgico della tradizione occidentale. Fu elaborato a partire dall’VIII secolo dall’incontro del canto romano antico con il canto gallico nel contesto della rinascita carolingia. Tale canto è comunque riconosciuto ancor oggi dalla Chiesa cattolica come “canto proprio della liturgia romana”. Dunque, il gregoriano, come detto mai abolito ma di fatto diventato secondario e lasciato a nostalgici e specialisti, pare tornare in auge. Specificatamente, la grande tradizione musicale e spirituale della Chiesa si rilancia grazie alla tecnologia. Rilancio che trova la base nell’abbazia francese di Solomes con un progetto fondato sullo studio dei codici musicali più antiche per riscoprire l’autentica melodia del gregoriano con la nuova era del “gregoriano 2.0”. Il tutto è partito dall’abbazia di Solosmes con il progetto Repertorium: “Il glorioso passato dell’Europa cattolica e la sofisticata tecnologia del futuro si fondono in un progetto dalla portata senza precedenti finanziato dallla Commissione Europea – scrive Solene Tadié su National Catholic Register – che mira a sviluppare strumenti di intelligenza artificiale per contribuire a preservare il patrimonio musicale del Vecchio Continente digitalizzando centinaia di migliaia di manoscritti musicali medievali. Questi strumenti daranno successivamente vita a nuove esperienze di ascolto immersivo di opere classiche”.

Oltre 400mila antichi manoscritti contenenti 2 milioni di canti saranno così digitalizzati e indicizzati sviluppando «un algoritmo di riconoscimento ottico della musica e di recupero delle informazioni musicali» e il ricorso all’AI permetterà di svolgere nell’arco di tre anni un lavoro che altrimenti ne avrebbe richiesti qualche centinaio se affidato a un solo esperto. «Il sistema di intelligenza artificiale ideato da Repertorium — che sarà in grado di leggere gli spartiti, seguire l'audio e riconoscere i suoni dei singoli strumenti — verrà poi esteso ad altri generi musicali», spiega al NCR John Anderson, uno dei coordinatori di Repertorium, e sarà addirittura possibile tornare a “far cantare” anche manoscritti che nessuno aveva più ascoltato da un millennio. Il passato si salda con il presente, la cultura rilanciata ed esaltata dalla tecnologia. Come scritto su lanuovabq.it “ Si realizza in modi e con strumenti allora impensabili l’ultimo desiderio di Antoine de Saint-Exupéry, lo scrittore-aviatore padre de Il Piccolo Principe. Nella Lettera al Generale X, datata 30 luglio 1944, alla vigilia del suo ultimo tragico volo, Saint-Exupéry scriveva: «Generale, non c’è che un problema al mondo. Uno solo. Restituire agli uomini un significato spirituale, delle inquietudini spirituali. Far piovere su di essi qualcosa che assomigli a un canto gregoriano. Se avessi la fede, è assolutamente certo che, passata quest’epoca di “lavoro necessario e ingrato”, non farei altro che promuovere Solesmes». 

Insomma, non s’ode solo il tuono del cannone. Il “gregoriano” non elimina la disperazione umana, può almeno accantonarla aprendo alla meditazione.