19.03.2021 Niccolò Serri

Primi esperimenti per una Transizione Ecologica

Lo scorso martedì 16 marzo, il neoministro Roberto Cingolani ha tenuto la relazione sulle linee programmatiche del nuovo Ministero per la Transizione Ecologica.

Lo ha fatto in un’audizione di fronte alle Commissioni congiunte per l’industria e le attività produttive e l’ambiente, a testimoniare fin da subito la stretta connessione che lega la sostenibilità ecologica con lo sviluppo economico. La transizione ecologica immaginata da Cingolani, del resto, parte da una premessa concreta: la sfida per una società climate neutral non si gioca in astratto, ma deve partire dalle premesse concrete della struttura produttiva del nostro paese, cosi come dalla situazione economica e sociale determinata dalla pandemia. Il concetto caro al Ministro, per dare maggiore pregnanza alla sua visione di uno sviluppo sostenibile, è quello di “debito ambientale”: alla stregua del debito finanziario, il progresso genera dei costi ambientali che si accumulano nel tempo e devono essere contabilizzati per valutare correttamente l’impatto delle politiche di ripresa.

La visione che lega sostenibilità e competitività informa la stessa struttura del Ministero per la Transizione Ecologica, o MiTE, modellato sull’esempio dell’omonimo dicastero francese. Il nuovo Ministero integra, infatti, le vecchie competenze del Ministero dell’ambiente con quelle sullo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, incamerando le due direzioni generali relative alla politica energetica nazionale che erano precedentemente in capo al Ministero dello sviluppo economico. La complementarità tra i temi della salvaguardia ambientale e dello sviluppo economico è testimoniata anche dal fatto che al nuovo dicastero competerà anche la vigilanza dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico, l’ENEA, che dopo i commissariamenti degli anni passati è tornata a essere un motore di innovazione.

Il MiTE potrà esercitare tutto il suo peso di indirizzo politico nel nuovo Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica, dove Cingolani agirà da presidente vicario, e che è stato costituito con l’obiettivo di coordinare le politiche per la transizione ecologica e la loro programmazione, e che potrà avere un’importante voce in capitolo nell’amministrazione dei fondi messi a disposizione dal Next Generation EU attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Proprio sulle nuove risorse in arrivo dall’Europa si è concentrato un passaggio cruciale dell’audizione. Secondo Cingolani, per sfruttare al meglio l’opportunità di rilanciare l’economia, dopo la crisi indotta dalla pandemia, lungo percorsi di sostenibilità ambientale, è necessario adottare procedure amministrative e regole semplificate; la transizione burocratica, insomma come prerequisito di quello ecologica. Un punto fondamentale per lo snellimento amministrativo su cui sembra il MiTE interverrà rapidamente è sui tempi lunghi del sistema dei permitting per la valutazione ambientale, che rappresentano spesso un ostacolo agli investimenti, soprattutto per quelli provenienti dall’estero. Il modello di riferimento per l’efficienza burocratica, esplicitamente citato da Cingolani, è quello del Ponte di Genova, per la capacità di esprimere una governance virtuosa in un momento di estrema difficoltà.

Il miglioramento della macchina amministrativa del Ministero, però, non può che passare da un potenziamento delle competenze a sua disposizione. Fino ad oggi, il già Ministero dell’Ambiente non era provvisto di una forte dotazione tecnologica, sia dal punto di vista del capitale fisso che di quello umano. il piano, ora, è quello di dotarsi di nuovi funzionari tecnici, soprattutto per le questioni più delicate del comparto energetico, e avviare contestualmente un piano di digitalizzazione integrato per mettere le nuove tecnologie al servizio della transizione ecologica, dall’Intelligenza artificiale al Cloud, passando per il rilevamento satellitare e la sensoristica di ultima generazione.

Il piano d’azione con cui il Ministero intende approcciarsi alla riconversione verde e allo sviluppo dell’apparato produttivo è legato al paradigma dell’economia circolare, da costruirsi attraverso l’interlocuzione con gli enti pubblici e privati, anche a livello internazionale cogliendo l’occasione del G20, a presidenza italiana, per proporre un programma di ripresa post Covid-19 orientato alla neutralità climatica.

In conclusione della sua relazione, Cingolani ha delineato l’agenda di lavoro su cui impegnare nell’immediato il Ministero: promuovere le energie rinnovabili nel settore dei trasporti con l’attuazione del Piano di azione per la mobilità sostenibile, definire e approvare la Strategia per la riqualificazione del parco immobiliare nazionale, e più importante, mettere a punto il decreto relativo agli incentivi per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.

Al centro della riflessione, vi sono le potenzialità dell’idrogeno, già individuato dalla Commissione Europea come una delle tecnologie abilitanti per favorire una rapida decarbonizzazione del modello energetico. Già all’inizio di aprile, dovrebbe essere resa nota la Strategia Nazionale Idrogeno. Il fisico che viene da Leonardo punta forte sull’energia delle stelle.