24.07.2023 Massimo Falcioni

L’afa che fa, la realtà del clima e le sue strumentalizzazioni

Decenni addietro, “Che afa fa” era il refrain degli spot pubblicitari di due note Case produttrici di brandy e di birra che invogliavano gli spettatori di cinema e tv a bere i loro prodotti per vincere la battaglia contro la calura. 

Il caldo soffocante e spossante dell’estate c’era ovunque, anche in Italia, più o meno come c’è oggi. “... Questo clima che infligge sei mesi di febbre a quaranta gradi; li conti Chevalley, li conti: maggio, giugno, luglio, agosto, settembre, ottobre. Sei volte trenta giorni di sole a strapiombo sulle teste… Lei non lo sa ancora, ma da noi si può dire che nevica fuoco, come le città maledette della Bibbia…”. Così ne Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa si descrive il clima nella Sicilia del 1860. Da che mondo e mondo la Terra e la vita sul nostro pianeta sono condizionate dai cambiamenti climatici. Tuttavia il riscaldamento climatico globale collegato alla questione dell’ambiente è diventato il tema caldo del giorno, anzi quello più bollente.

Mai come oggi, non solo in Italia, il tempo e le sue evoluzioni sono state e sono oggetto di divisione culturale e di scontro sociale e politico. Fino a pochi anni fa solo chi lavorava sui campi o chi faceva il pescatore, la sera prima di coricarsi osservava il cielo e faceva le previsioni del tempo per la notte e il giorno successivo. Oggi il tempo condiziona particolarmente il traffico in città, in autostrada, sui cieli e sui mari, con ripercussioni economiche, ad esempio sul turismo. E’, amplificato da tv e media, tutto un allarme, passando dalla siccità e calure estive alle alluvioni e gelate invernali, da record. Anche su questo c’è un allarmismo quotidiano, per alcuni ingiustificato, ad uso dell’audience mediatica, in particolare televisiva, a fini speculativi. Quel che manca è il senso del limite, la moderazione nel valutare quel che sta accadendo e quel che può accadere. Oramai, ci sono due fronti, uno contrapposto all’altro: da una parte c’è chi banalizza dicendo che è “naturale” che d’estate faccia caldo e dall’altra parte c’è sempre più un rilanciare minacce anche con una strategia di comunicazione per indurre la paura del clima, come se la fine del mondo fosse già qui. Ai primi di giugno 2023 un manifesto firmato a Roma da più di 1500 scienziati provenienti da diverse nazioni aveva come titolo: “L’emergenza climatica non esiste”. Questi scienziati non negano che il clima viva dei mutamenti, è così da sempre, ma escludono la relazione tra le attività antropiche e l’insorgenza di manifestazioni climatiche estreme. All’opposto sostengono che “la scienza del clima dovrebbe essere meno politica, mentre le politiche climatiche dovrebbero essere più scientifiche”. La sfida scientifica è stata sottratta all’Accademia, è diventata oggetto di scontro nei talk show, una questione gestita per lo più dal sistema della comunicazione e della politica. In particolare, si tende a confondere il clima con l’inquinamento. Nel manifesto dei 1500 scienziati c’è scritto che l’aumento della CO2 è un fattore positivo essendo la CO2 il cibo delle piante, il gas della vita. Ogni essere umano emette, respirando, un chilogrammo di CO2 al giorno.

Fonte: Midjourney AI Generator

Con questo processo di respirazione si svolgono i principali procedimenti di sintesi degli zuccheri. Quindi la CO2 è fondamentale per la vita sulla terra. Oggi, invece, c’è una vera e propria campagna di terrore per la presenza della CO2. Secondo i 1500 scienziati il clima è sempre cambiato e l’aumento di temperatura che noi registriamo oggi, di un grado circa negli ultimi centocinquanta anni, è naturale ed è connesso alla “coda” dell’ultima piccola era glaciale 1500-1700, durante la quale c’è stato un abbassamento di temperatura che d’inverno faceva ghiacciare il Tamigi e la laguna di Venezia. Da quel momento in poi la temperatura ha iniziato a crescere. Noi siamo, saremmo, in questa coda, con piccole oscillazioni, perché nel 1970 la temperatura è diminuita, tra il 2000 al 2015 è rimasta costante. Tali piccole oscillazioni caratterizzano questa coda. Di tutt’altro tono lo studio Nasa di pochi giorni fa illustrato in una riunione dell’agenzia governativa statunitense da Gavin Schmidt, direttore del Goddard Institute for Space Studies: “Giugno e luglio 2023 sono i mesi più caldi della Terra, da secoli. Stiamo assistendo a cambiamenti senza precedenti in tutto il mondo. C’è stato un aumento delle temperature negli ultimi quattro decenni. Giugno è stato il mese più caldo della Terra e luglio si avvia ad essere lo stesso, da centinaia, se non migliaia di anni. Tutto questo calore aumenta certamente le possibilità che il 2023 sia l’anno più caldo mai registrato”. Perché tutto ciò accade? Gavin Schmidt non ha dubbi: “Ciò che sappiamo dalla scienza è che l’attività umana e principalmente le emissioni di gas serra stanno inevitabilmente causando il riscaldamento che stiamo osservando nel nostro pianeta. Questo ha un impatto sulle persone e sugli ecosistemi di tutto il mondo”. Chi ci mette le mani per modificare quel che, secondo Schmidt, sta accadendo sulla Terra? La Nasa. Perché: “La Nasa è anche un’agenzia per il clima”. E la sua recente iniziativa “l’Earth Information Center”, renderà disponibili in tempo reale i dati climatici provenienti dai 25 satelliti della Nasa.

Sono in corso altri progetti per il monitoraggio dei cambiamenti ambientali, tra cui quelli che tengono traccia dell’inquinamento atmosferico, delle emissioni del metano, dei cicloni tropicali e degli uragani. L’agenzia Usa, questo l’obiettivo, vuol contribuire a ridurre l’inquinamento che riscalda la Terra, su tutti i fronti, ricercando anche, ad esempio, forme di trasporto aereo a più basso contenuto di carbonio. Bene. Se son rose, fioriranno. Stavolta nel tunnel della calura c’è anche l’Italia. Già nel 2022, i dati diffusi dal CNR dicevano che nei primi sette mesi dell’anno non era stato mai così caldo in Italia dal 1800 a oggi, in particolare con record a luglio ed agosto. Peggio ancora nel resto del mondo dove il termometro pare impazzito. Secondo la National Oceanic and Atmospheric Association, da quando sono iniziate le rilevazioni nel 1850, giugno 2023 è stato il mese più caldo di sempre sulla Terra: non così in Italia con giugno 2023 particolarmente piovoso. Luglio prosegue ancor peggio ed è probabile che agosto farà registrare un altro record. Tale tendenza pare destinata a non interrompersi. Così la “questione clima” è diventata la questione centrale. D’estate riguarda ovviamente il caldo con code di tornadi, grandinate, trombe d’aria come quelle avvenute in questi ultimi giorni in particolare in Lombardia e in altre regioni del settentrione. Il cambiamento climatico non agisce solo sull’intensità dei fenomeni ma, soprattutto, sulla frequenza: i giorni con temperature superiori ai 30 gradi nell’Europa meridionale sono passati, in media, da 25 l’anno, a quasi 50. Secondo le rilevazioni di Climate Central, la possibilità di temperature come quelle portate sull’Italia dall’ondata di calore di luglio 2023 è aumentata di cinque volte rispetto al periodo preindustriale.


Evidentemente l’aumento delle temperature globali c’è e va affrontato, ma con realismo ed equilibrio perché la medicina non sia peggio del male. Fa caldo, molto caldo ma non si può dire, scientificamente, che siamo nell’estate più calda di sempre. Certo, negli ultimi decenni si registra un aumento della temperatura media della superficie del pianeta. Nell’Europa del sud maggio e giugno 2023 sono stati piovosi e relativamente freschi ma mediamente più caldi rispetto agli ultimi decenni. Luglio sta proseguendo con un gran caldo definito dai media in termini allarmistici quali “Bolla di fuoco sul Mediterraneo”, “Caldo record, pianeta in ginocchio”, “Afa, allarme globale: nel sud Europa il clima del Sahara”. Non c’è niente di biblico. Si tratta di onde di calore. Siamo di fronte a forme di meteo-terrorismo per condizionare ovunque le scelte politiche, istituzionali, imprenditoriali, sociali. Sul tavolo degli imputati c’è l’uomo, accusato quale responsabile unico del riscaldamento globale. Ma i cicli del riscaldamento e del raffreddamento non sono lineari e si susseguono. Pur in mancanza di dati scientifici certi, il Medioevo, periodo compreso fra la caduta dell’Impero Romano (476) e la scoperta dell’America (1492), è stato molto caldo seguito da un periodo freddo fino al 1680 quando poi le temperature hanno ripreso ad innalzarsi molti decenni prima della Rivoluzione industriale e delle emissioni di CO2. 

La storia insegna che niente è scontato e che le diverse cause possono sommarsi e intervenire anche su un tema così complesso qual è il clima. 

La comunicazione con il taglio dell’apocalisse forse aiuta l’audience tv ma non la ricerca delle soluzioni a problemi globali ed extra globali, assai complessi. Qui non si tratta di un pur significativo grado di temperatura in più o in meno ma, anche attraverso l’allarme climatico e il come e quando farvi fronte, delle questioni dello sviluppo, dell’energia, degli armamenti, in poche parole della spartizione politica ed economica del mondo. Non è questione di lana caprina che si risolve a battute, nel proprio orticello.