Quando marchio iconico, prodotto al top per tecnologia design prestazioni, immagine, record di vendite sui mercati mondiali si fondono, i bilanci e i valori in borsa volano battendo ogni record. Il riferimento è alla Ferrari, il più famoso emblema del Made in Italy nel mondo, che arranca in Formula 1 ma vola in borsa e continua a macinare record di vendite e di produzione, spinta da un 2023 record. Questi, almeno per i suoi azionisti, sono i titoli che contano anche se la corona iridata F1 dà prestigio mondiale e fa da volano per i successi di mercato e di borsa.
La Casa automobilistica del “cavallino rampante” ha guadagnato quest’anno il 34% segnando un nuovo massimo storico sopra i 270 euro nella seduta di martedì 9 maggio. Così Ferrari si posiziona come la seconda società del mercato azionario italiano raggiungendo una capitalizzazione di mercato di 49,2 miliardi di euro e, record fra record, supera come valore in borsa il gruppo Stellantis di cui fa parte FIAT che non molti anni addietro possedeva in toto, o quasi, la Casa di Maranello. Insomma la notizia c’è perché superare come valore delle sue azioni in Borsa una holding multinazionale come Stellantis N.V. non è cosa per tutti e di tutti i giorni. In sintesi questo è il quadro: il settore europeo avanza in borsa del 15% in media nell’ anno, ma, come detto, la Ferrari ha “dato gas” raddoppiando questi valori nel 2023: dal 1° gennaio è salita del 34%. Come evidenzia la società multimediale multinazionale statunitense Bloomberg, il balzo finale è arrivato dopo i risultati del primo trimestre con il prezzo delle sue azioni salito alle stelle, superando le previsioni di mercato sia per l’utile per azione (EPS) che per le entrate. Le principali voci del conto economico volano a doppia cifra sui vari fronti. La domanda resta solida e il portafoglio ordini si estende già al 2025. I margini continuano il loro trend di miglioramento. Le azioni della Ferrari sono oggi paragonate a quelle delle principali società di beni di lusso in Europa, grazie a rendimenti totali superiori al 500% dalla sua scissione nel 2015.
Come noto, la Ferrari SpA è la Casa automobilistica italiana fondata da Enzo Ferrari il 12 marzo 1947 a Maranello (le sue origini sportive risalgono al 1929 quando il Drake fondò a Modena la Scuderia Ferrari) nel modenese. Produttrice di automobili sportive di fascia “extra” e da sempre protagonista nel settore racing, la Ferrari è la Casa più famosa nelle competizioni internazionali automobilistiche, la più titolata nel campionato del mondo di Formula Uno. Ha vinto ovunque, di tutto e di più. Tuttavia sul piano commerciale-economico ha passato non pochi momenti di difficoltà e di crisi. Il Gruppo FIAT è passato dalla collaborazione, alla partecipazione, al controllo in diverse fasi. La Casa torinese interviene già nel 1955 finanziando per un quinquennio il settore racing Farrari, così da far fronte all’ondata sul piano tecnico-economico-commerciale-sportivo della Mercedes. Dieci anni dopo la FIAT sviluppa anche sul piano tecnico-commerciale della produzione di serie la partnership con la Casa di Maranello.
Nel 1969 la Ferrari entra nel Gruppo FIAT pur mantenendo la propria autonomia, soprattutto nell’area racing. Alla scomparsa di Enzo Ferrari nel 1968, il pacchetto azionario diventa per il 90% del Gruppo FIAT con la parte restante al figlio Piero Lardi Ferrari. Nel 2006 il 5% delle azioni Ferrari è stato acquistato da una società finanziaria degli Emirati Arabi Uniti, la Mubadala. Nel 2010 il Gruppo FIAT si riprese questo 5% di azioni. Dieci anni fa, il 24 maggio 2013, la Ferrari SpA è stata incorporata nella società di diritto olandese New Business Netherlands N.V., rinominata FERRARI N.V. e nell’ottobre 2015, una parte delle azioni fu quotata alla Borsa di New York. Nel gennaio 2016 la Ferrari N.V. è stata scorporata da Fiat Crysler Automobilse, il gruppo automobilistico nato dalla fusione tra Fiat SpA e Chrysler, per quotarsi alla Borsa Italiana e passare così nel gruppo EXOR.
Il maggior azionista della Ferrari è John Elkann, visto che il Cavallino è nelle mani, per il 24%, della Exor, la holding finanziaria olandese che è controllata dalla famiglia Agnelli. Dunque, il presidente del Cavallino coincide anche con la proprietà finanziaria di questo marchio, cosa che in passato non era mai successa, se non ai tempi del Drake. Il 10% delle quote è nelle mani di Piero Ferrari, la BlackRock Inc. possiede il 5,84% delle quote, seguita dal 4,7 della T.Rowe Price Associates Inc. Il restanto 55% fa riferimento a agli azionisti pubblici, ma è evidente che la maggior parte delle quote spetti alla suddetta Exor tra gli azionisti noti e che fanno parte di questi gruppi. Il capitale sociale del Cavallino, aggiornato al 21 dicembre del 2021, è fatto da 193.932.499 azioni ordinarie e da 63.349.112 azioni a voto speciale, tutte dal valore di 0,01 euro per azione. L’ammontare è di 2.573 migliaia. Le azioni ordinarie del Cavallino sono quotate e si possono anche negoziate con il ticker RACE sia al NYSE che all’Euronext Milan. Insomma, il gruzzoletto è notevole, e va detto che il Cavallino è un vero e proprio impero. Il resto è cronaca “rombante”.