Salone del libro di Torino: conversazione a tre sull’IA

Di Serena Ricci

22 maggio 2023

In una piovosa sebbene primaverile Torino, si è svolta il 19 maggio, presso il Salone del libro, una conversazione a tre sul fascino e le possibili insidie dell’IA, organizzata da Fondazione Leonardo. Presentando la missione della rivista “Civiltà delle macchine” da lui diretta, Marco Ferrante ne ha raccontato la storia ricordandone la nascita 70 anni fa con l’editoriale di Ungaretti che reputava che “nelle macchine s’attuano i prodigi di metrica” e celebrandone la “rinascita” nel 2019 (dopo una pausa di circa 40 anni) ad opera di Alessandro Profumo, Luciano Violante e Peppino Caldarola.

Illustrando l’obbiettivo della rivista di creare un dialogo tra umanesimo e digitale, il direttore ha poi ceduto la parola a Mariarosaria Taddeo, senior research fellow presso l'Oxford Internet Institute, che si occupa di etica e promuove le tecnologie digitali considerandole “leve enormi per raggiungere obbiettivi complessi”. Tuttavia è fondamentale, per evitare che chi produce tecnologia diventi un oligarca e prenda decisioni esclusive su come muoverci in tali ambiti avanzati, lavorare ad un’etica digitale che mantenga in equilibrio interessi, diritti e Governance. Intervenendo come terzo interlocutore, il Presidente della Fondazione, Luciano Violante, ha ricordato come le macchine rappresentino delle protesi dell’uomo e che, a partire dalla nascita degli elettrodomestici negli anni ’50, hanno cambiato le nostre abitudini migliorando la nostra qualità di vita, soprattutto per le donne che hanno risparmiato tempo nelle faccende domestiche dedicandosi ad altre occupazioni. La tecnologia necessita di essere disciplinata con norme che siano applicabili anche a fronte della velocità del progresso, affinchè prevalga sempre un uso democratico del digitale, anche se le regole possono essere scomode perché implicano dei doveri e una conseguente assunzione di responsabilità da parte dei cittadini.

Oggi siamo di fronte ad un oligopolio digitale dal momento che il controllo di una porzione notevole del mercato cloud infrastrutturale è detenuto da Microsoft, Google e Amazon che potrebbero, con un semplice interruttore, fermare il mondo. Nonostante ciò noi affidiamo loro tutti i nostri dati gratuitamente senza pensare che sono dei mediatori che non hanno regole. E’ dunque fondamentale creare un’intesa sull’utilizzo dell’IA al fine di evitare squilibri sociali come accade a chi non si rivolge più al sacro (che prima costituiva il reale immateriale ed è stato sostituito dal digitale) ma, invece di pregare ai piedi di un’immagine religiosa, paga per false previsioni sul proprio futuro generate da indovini cibernetici.

Tale fragilità è dovuta alla solitudine digitale che in fondo è comoda perché ci consente di non interfacciarci col dissenso, non costruendo noi rapporti reali. Abbiamo quindi bisogno di una “civiltà digitale” per poterci fidare della tecnologia e dobbiamo adottare una “pedagogia digitale” al fine di salvaguardare le nuove generazioni fin dall’infanzia. Come ha ricordato Violante, quando insegniamo ai bambini a non attraversare col semaforo rosso per non essere investiti dalle auto, così è importante educarli all’utilizzo di internet spiegando ai neofiti come interpretare le informazioni della rete per non venirne travolti.