A motivare la pubblicazione del suo Trattato, come A. Giovanni Vitale stesso racconta nella sua premessa, è stata la recente proliferazione di discussioni sull’Intelligenza Artificiale.
Colpito cognitivamente così come lo è stato Yambo Bodoni, protagonista del romanzo ‘La miste-riosa fiamma della regina Luana’ del suo maestro U. Eco, Vitale è tornato alle sue origini profes-sionali, alla sua tesi che verso la metà degli anni ‘80, proprio su incoraggiamento di Eco, lo portò alla laurea con la guida di Ugo Volli. Un saggio approfondito e pluridisciplinare sulle problemati-che, ricerche e prospettive che i vasti campi delle Scienze cognitive e l’Intelligenza Artificiale (IA), già al tempo, manifestavano e che ne prefiguravano, sin da allora fra entusiasmi e scetticismi, gli sviluppi contemporanei.
Il testo, integrato ed aggiornato ai fenomeni attuali spazia, pur tra le inevitabili note sugli sviluppi storici e teoretici, fra argomentazioni tecnologiche, filosofiche, psicologiche e logico-matematiche. Espone, con meticoloso rigore, le congetture e le confutazioni dei maggiori prota-gonisti in materia dai punti di vista delle svariate discipline che ne hanno sostenuta la complessa vicenda. Il tutto doverosamente supportato da un ricco corredo bibliografico.
Vi si procede dalle teorie della conoscenza alla semantica, dalle teoria dell’informazione a quella dei modelli, dalle teorie del riferimento agli atti linguistici, dalle ipotesi sul significato alle gram-matiche generative-trasformazionali.
Si va dagli studi di J. Searle sull’intenzionalità ed il suo celebre “esperimento della stanza cinese”, che continua tuttora ad essere la base dei ragionamenti di chi non è disposto a concedere alle elaborazioni informatiche dell’IA alcun tipo di intelligenza, all’esposizione dei programmi di M. Minsky che è stato il mitico scienziato che dal MIT di Boston ha ispirato per moltissimo tempo ogni ricercatore al mondo su come realizzare le IA, al punto da diventare l’icona letteraria e cine-matografica dello scienziato un po’ folle e geniale in grado di costruire i marchingegni più sofisti-cati. Dalle dimostrazioni di Tarski e Gödel alle tesi di Church e Carnap, Quine e Dummett; da Krip-ke a Putnam, attraverso Chomsky e Hofstadter, Lakatos e Petitot, senza tralasciare Wittgenstein, De Saussure e Peirce con i relativi seguaci, insieme a tanti altri protagonisti le cui ricerche hanno in vario modo contraddistinto ed influenzato il dibattito sul significato ed il linguaggio, la verità e la finzione, la conoscenza e la sua simulazione tecnologica.
Pur trattando di argomenti evidentemente specialistici, la lettura risulta piuttosto scorrevole e, sebbene erudita, non faticosa pur con le ineluttabili, numerosissime, citazioni che fanno riferire dagli stessi autori i propri contenuti, critiche e contraddizioni.
Se si vuol capire davvero cosa sia l’intelligenza, naturale ed artificiale, insieme agli argomenti connessi quali la comunicazione, il linguaggio, fino alla coscienza, in modo serio e rigoroso, il trat-tato di A. G. Vitale lo fa in modo brillante e più che egregiamente.